Les Bosses du 13: missione compiuta!

 

ASD Cassinis Cycling Team

1° Classificato Challenge Clubs

 

Isabella Mitrotti 1° Classificata

Assoluta Donne nel percorso 158km

 

 

 

Di seguito il racconto del nostro Sandro:

“Cominciano sempre così le mie trasferte ciclistiche in Francia.
La sera prima della gara ,mentre sto per entrare tra le braccia di Morfeo, squilla il cellulare e arriva un messaggio del Pres :” Hai un casco da prestarmi?” Era successo a Cogolin e si è ripetuto a Marsiglia. Stavolta purtroppo ho risposto di si perchè era disponibile quello di mia moglie alla quale un grosso problema fisico improvviso ha impedito di partecipare alla gara.
La mattina all'ora prevista per la foto di gruppo (le 6 e 15) non solo è buio pesto ma il tempo non promette niente di buono così ci avviamo alla spicciolata alluogo di ritrovo. 
Comincio a preparare la bici e inizia a piovere “Che culo “ penso “ quest'anno a parte due gran fondo ho sempre preso acqua”. Qualcuno mette le mani avanti e dice che farà il corto, altri chiedono se c'è un cortissimo tipo giro del parco e ritorno, qualcun altro è in dubbio se partire o meno. Poi smette. Ale, il Pres ed io ci avviamo verso la griglia. Un fischio improvviso e un botto. Il Pres :”Chi è quello sfigato che ha bucato?” “Indovina” dico io guardando la mia gomma anteriore a terra. Cambio rapidissimo grazie ad Ale e alla recente lezione di Max mentre il Pres ….controlla che tutto si svolga alla perfezione (fornendo peraltro gli attrezzi necessari).
Arrivati in griglia ci domandiamo dove saranno gli altri Cassinis e prima ancora di vederli li sentiamo. Elenina infatti ci chiama con il suo timbro di voce inconfondibile ma soprattutto con un volume terrificante “Les italiens” sento dire alle mie spalle “Oui les italiens e alors?” Penso. Almeno aggiungiamo un pò di vivacità a questo tempo cosi grigio e incerto. C'è un clima da ultimo giorno di scuola in squadra. Siamo in 35 venuti da Milano con la stessa divisa ma con 35 personalità diverse. C'è chi, Come Marco, sfoggia, visto il tempo e la temperatura, un improbabile completo smanicato, chi osserva e commenta l'ultimo gadget tecnologico di un compagno (un paio di non so se definirle calze tagliate o scaldamuscoli), chi ….indossa tale gadget, chi dice che non se ne parla di fare il lungo visto il tempo, chi si lascia andare ad effusioni con il proprio partner, chi esorcizza il timore per la sua prima gran fondo ostentando una tranquillità solamente apparente e chi, come Elenina, continua imperterrita a vociferare facendo aumentare il tasso di buon umore di tutta la griglia. Si parte in salita e per un po' sono circondato da Cassinis. Sembra di essere ad una gita sociale con una folta partecipazione di esterni. Poi si comincia a fare sul serio e vedo il Cont superarmi in progressione sulla sinistra e penso “E' più forte o è merito dell'impressionante carico di carboidrati fatto il giorno prima?” Arrivo in cima e vedo la tostissima Ross che nonostante la preoccupazione per un dolore alla mano che le impedisce di frenare bene pedala con la solita grinta. “Sono preoccupata per le discese” dice “ Hai scelto la gara meno adatta” penso “qui ce ne sono una sacco” e per incoraggiarla le dico:”A me preoccupano invece le salite”. E' forte la Ross come tutto il reparto femminile del Cassinis che rappresenta il 25% della squadra (in senso letterale in tutto siamo 100 e loro 25). Ognuna ha un diverso grado di preparazione ma la grinta e l'impegno sono per tutte encomiabili. Come la Roby che raggiungo poco dopo scortata dal fido Max. Nei pochi tratti in falsopiano si appiattisce dietro la schiena del suo scudiero e va come un treno soprattutto in discesa. Appunto alla fine di una discesa c'è un rotonda. Un addetto all'incrocio urla, ovviamente in francese, qualcosa tipo “andate piano”, la Roby forse si spaventa un pò, tocca il freno e, complice l'asfalto viscido, me la vedo scivolare davanti. La evito per miracolo. Lei piomba a terra ma si rialza immediatamente, controlla la gamba, controlla la bici e riparte subito. Questo è lo spirito della componente femminile della squadra. Le chiedo come va e lei ci scherza sopra e fa anche dell'auto ironia. Ho saputo solo oggi, leggendo la mail del Pres che qualche conseguenza invece c'è stata. Dopo una serie di saliscendi (più sali che scendi in verità) mi ritrovo con un gruppetto di una quarantina di ciclisti quando vedo uno dell'organizzazione strillare qualcosa in un megafono. Non capisco. Già è francese, poi quello strilla con un megafono....Mi ritrovo cosi improvvisamente davanti alla deviazione dei percorsi da una parte il corto e a destra medio e lungo. Come un sol uomo tutti girano a sinistra e a destra ci ritroviamo in due. Il tempo di capire chi è il superstite che, dopo un chilometro, un altro uomo col megafono. Questa volta intuisco che di li a poco ci sarà l'altra deviazione. Infatti, medio a sinistra lungo a destra. Quello davanti a me si avvia chiaramente a sinistra. Che faccio? Il cielo è scurissimo, non c'è Ale Scarci con il suo “Tenere....”, non c'è Marco con la sua voce-megafono a spronarti, non c'è il Pres a prenderti in giro dicendo “tanto non ce la puoi fare”, non c'è...nessuno. Sta per piovere. “E che cavolo, alla Epervier stavo male da una settimana per una bronchite e ho penato per fare il medio, alla Marmotte ho fatto 80 km sognando un bagno e sono arrivato fino ai piedi dell'Alpe d'Huez ma non al traguardo, 1000 km per venire fino qua e tornare a casa.... la Francia mi dovrà pure qualcosa” Giro a destra e vai per il lungo. Come in un sogno. Dei, penso 2500, partenti non c'è traccia. Mi ritrovo letteralmente solo e mancano 100 Km all'arrivo.. Se non fosse per un addetto che sbarra una stradina laterale dalla quale potrebbe a malapena passare un carretto penserei di aver sbagliato strada. 
Comincia una salita bellissima, in mezzo a una natura aspra e selvaggia e penso che il ciclismo sia si uno sport socializzante ma anche solitario dove uno si misura con se stesso e l'ambiente che lo circonda. Mi viene in mente il titolo di un brano che ho scritto anni fa :”Have to be bears”. In questo momento, mentre i pini marittimi lasciano il posto agli arbusti, mi sento proprio un orso bruno e mi verrebbe la voglia di smontare dalla bici e grattarmi la schiena contro il tronco quei pini. Continuo a salire mentre, miracolosamente il tempo regge, quando qualcosa turba la quiete. Una moto lampeggiante e strombazzante seguita da due ciclisti arriva in senso inverso. Poi un'altra moto, altri ciclisti. Sembra la barzelletta del pazzo contro mano in autostrada. Penso:” mancano sei km alla vetta e questi gia stanno tornando indietro”. Sconforto. Capisco solo allo scollinamento che in realtà erano quelli del medio che arrivavano da un'altra parte. Mi rinfranco un po' quando mi sorpassa un francesino che va abbastanza forte.” E questo da dove sbuca se va cosi?” In realtà quello va forte in salita ma piano in discesa per cui diventiamo un duo. Si tira un po' per uno e ci si fa compagnia senza dire una parola. Ho rimpianto quel silenzio quando dopo una ventina di km diventiamo un trio perchè raccattiamo un altro che si era fermato per , diciamo così, espletare un bisogno fisiologico. I due si mettono a parlare indicandomi come “l'italien”. Il nuovo arrivato mi dice che è di Avignone. Io, mentre sta per cominciare un'altra bellissima salita su una strada stretta in mezzo al bosco e ricomincia a piovere, faccio l'errore di dirgli che ho lavorato due anni al festival di Avignone. Non mi molla più. Vuole sapere un sacco di cose e io mi ritrovo, negli unici due strappi di tutta la gara sopra il 10% , in piedi sui pedali a cercare di spiegargli, in francese, la differenza tra un violoncello e un contrabbasso e a consolarlo perchè lui suonava il trombone a coulisse ma poi ha dovuto smettere in quanto ai figli non piaceva e da solo non c'era soddisfazione. Quando si dice la vita o che la realtà supera la fantasia. 
La situazione migliora quando ai meno quaranta circa il trio diventa un quartetto perchè raggiungiamo una ciclista, ovviamente francese, con la quale l'avignonese attacca bottone immediatamente togliendomi un po' di pressione. Penso che questi tre sono gli unici partecipanti che ho visto in 100km e mi domando se all'arrivo ci sarà ancora qualcuno o se avranno già sbaraccato tutto. All'ultimo ristoro...vado,... no resto ..un attimo... che finisco...arrivo subito....., ci perdiamo di vista (il che è miracoloso visto che eravamo gli unici) e mi ritrovo di nuovo solo. Il percorso dell'inizio a ritroso è la parte meno bella anche perchè sull'ultima salita tira un vento contrario molto forte. Ricomincia a piovere, scollino e durante la discesa la mia bici comincia a fare un rumore tipo barrito d'elefante che smette quando pedalo. Controllo ,sembra tutto a posto. E non mi preoccupo più di tanto anche perchè non vedo l'ora di arrivare. A due km dal traguardo mi si affiancano in macchina Roberto con la sua metà che stanno andando via in macchina e mi incoraggiano. Poi vedo il Cont gia cambiato che finisce di caricare la sua e sta partendo e mi incoraggia. Entro nel parco ci sono le transenne per terra e circa il 5% delle macchine che c'erano la mattina e penso: “tutti mi incoraggiano ma non c'è più nessuno, spero almeno che ci sia qualcuno per restituire il chip”. Poi il traguardo, anche questo in salita. Ai cento metri mi sento di nuovo a casa. Arriva un voce inconfondibile, la stessa che aveva aveva dato il via alla mattina: Elenina che mi incita come se fossi tra i primi con al braccio mia moglie che vorrebbe ma più di tanto non può gridare. Scopro che Isa è arrivata prima (grandissima)e che prenderemo un premio come squadra (grandissimi tutti). Vado via abbastanza presto perchè c'è una moglie da curare che ha già fatto uno sforzo notevole per arrivare fin li a salutarmi. Alla premiazione parteciperò col pensiero. Ci sono 500 km da fare per tornare a casa.
Per il momento, per quello che mi riguarda.... Francia Italia 2-1.
Alla prossima.
Sandro”

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