Granelli di polvere da Gaiole

La XV edizione, quella dell’Unità, in realtà ci ha visti, o non visti, disseminati sulle strade polverose senesi, in gruppi più o meno compatti, come la polvere appunto. Di polvere in questa edizione ce n’era tanta (astinenza di pioggia da circa un mese), una polvere sottile, leggera come “sottili e leggeri” sono i nostri tubolari che lasciano le impronte delle traiettorie sulle strade bianche.

Il CLAN (Ciclisti Lombardi Anonimi), tranne l'anonimo Ercole, per i primi 80 chilometri è stato abbastanza compatto, abbiamo reciprocamente condiviso il freddo pungente della partenza per i primi chilometri in discesa, grazie alla farcitura lana+giornale e i manicotti autoprodotti usando vecchi calzettoni di lana (lo so, oggi ci sono altri metodi/materiali, ma all’Eroica siamo gente strana e ci piace così).

 

Strani, ma anche estremamente affascinanti, come i due ciclisti incontrati sul percorso alla guida di un tandem “per nulla aerodinamico”. Con il suo caratteristico frusciare di catena come un volo d’ape e la pedalata all’unisono della coppia che lo conduceva: lui Belga e la sua metà (letteralmente) Giapponese. Semplicemente meravigliosi.

Ma anche tanti altri sono i granelli di polvere depositati nei nostri ricordi, dal più piccolo ed apparentemente insignificante al più assoluto.

L’ingegno per cercare di schiacciare una noce (da fermo o in movimento), il fischio dei freni sui cerchi in legno che per magia diventa un momento per un concerto tra baritono e soprano o semplicemente un modo per dire “eccomi sono arrivato”.

Ripartire alla svelta, anche perché lo sciame di “cavallette ciclistiche” che ci ha preceduto ha fatto razzia nel secondo ristoro, e poi tornare indietro perché ho dimenticato il casco, e raggiungere l’altro “spilungone” che, come al solito, ha fretta di arrivare, ben consapevole che più avanti la pagherà cara.

Un momento di sosta volante all’appuntamento per salutare un vecchio amico meccanico e l’altro ex ciclista (Franco e Serse) pronti ad aspettarmi sul tornante dell’anno scorso.

Consumare un piatto di ribollita in piazza con esercizi di stretching incorporati, due in uno, il look a zampa d’elefante e la bianchina dell’assistenza U.S. Rosia, la scelta preventiva di scarpe comode per camminare sui tornanti in salita più arditi.

Affrontare il mostro delle Sante Marie e sconfiggerlo con una pedalata e un urlo liberatorio

L'abbraccio dei due esordienti A e A: massimo rispetto

Nell’oblio della polvere di Ercole...

L’entità Ercole sapevamo che c’era (fino all’ultimo ha rischiato anche di dare forfait come l’ anno scorso, a causa di problemi di salute), un paio di volte l’abbiamo anche incontrato (ma forse non era lui), e si è pure manifestato con una telefonata per chiedere una conferma “ma per gli ultimi 2 km da Gaiole devo seguire l’indicazione Gaiole (strada in discesa e asfaltata) o seguire "Eroica 205" (strada in salita), che poi si sarebbe trasformata in un ultimo tratto di sterrato. Il più duro, il più polveroso e per di più in notturna: in pratica un Ciclista Anonimo in solitaria, a parte qualche occasionale compagno incontrato sul suo percorso.

La nostra squadra di riferimento, il Cassinis Cycling Team, a cui avevamo passato in parte il “bacillo Eroico”.

Alcuni di loro già Eroici nell’edizione 2010, altri appena contagiati, in totale una parte della squadra (in realtà siamo molti di più) era formata da oltre 40 persone in trasferta. I Cassinis che si sono visti riuniti al completo nello splendido agriturismo trovato per l’ occasione dall’ineffabile organizzazione, di cui sono maestri, e che dopo la cena li ha visti tutti partecipi nelle operazioni di preparazione pre Eroica fatta di scambi di vecchie maglie, occhiali vintage (anche il look vuole la sua parte) e piccoli aggiustamenti meccanici dell’ultima ora nell’officina improntata per l’ occasione nella corte interna tra vecchie botti.

Optavano per una scelta più “morbida” (l’Eroica non è mai morbida visto le strade), preferendo percorsi medio-lunghi, fuori da gli orari di partenza a cui noi ci dovevamo attenere. Solo al nostro rientro abbiamo saputo della sventura capitata ad un nostro compagno di squadra, forse il più motivato, colui che aveva sentito dall’inizio questa avventura, ma che per una serie di contrattempi aveva recuperato il mezzo meccanico solo all’ultimo momento. A Lele infatti, a circa 2/3 del percorso prescelto, cedeva di schianto il manubrio di allumino provocandogli una brutta caduta di faccia nella polvere senese. Per fortuna tutto si è risolto con “solo” un grande spavento, trasportato prontamente in ospedale (dove ha superato l’ennesima prova eroica stando per ore immobilizzato per precauzione su una rigida spinale), ma in seguito dimesso con niente di rotto e morale tutto sommato oltre le aspettative.

Questo a dimostrazione che l’Eroica è si una bella esperienza ciclistica con i suoi momenti folckoristici e bucolici, ma che non va per niente sottovaluta. Sia sotto l’aspetto della preparazione atletica (superare una crisi può diventare un calvario) sia sotto il profilo meccanico. Nel ciclismo possono cedere componenti meccanici di ultimissima generazione, figuriamoci quelli "stagionati" dal passare degli anni, a cui è mancata attenzione e manutenzione e per troppo tempo sono stati dimenticati in qualche fienile/cantina, o quelli di non particolare qualità, messi a durissima prova su percorsi non propriamente facili.

Ognuno a suo modo ha fatto la sua Eroica, come tanti granelli di polvere...

Arrivederci alla prossima.


E.

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